Il settore ortofrutticolo del Veneto, che conta 47mila ettari coltivati per un fatturato di 755 milioni di euro, è da sempre un settore strategico per l’agricoltura veneta di qualità.
In questi ultimi anni tuttavia si sono evidenziati gravi problemi produttivi e di mercato che hanno portato la situazione ad una crisi difficilmente superabile senza interventi radicali e coordinati.
Tra i principali fattori che hanno influito negativamente sulla produzione, portando già diversi agricoltori ad abbandonare le coltivazioni, possiamo citare gli effetti del cambiamento climatico, con eventi catastrofali sempre più frequenti con attacchi di insetti anche alloctoni come la cimice asiatica, uniti ad una normativa per la difesa delle colture sempre più stringente, hanno reso quanto mai complicato ottenere quantità e qualità di prodotto soddisfacenti. Anche le gelate tardive del 2021 e del 2023, e le grandinate del 2024, solo per considerare gli ultimi quattro anni, hanno causato perdite di prodotto per oltre il 40% nei frutticoli, uniti alla siccità, che con frequenza sempre più marcata, pesa come una spada di Damocle sull’intero settore.
A questi si aggiungono l’estrema difficoltà nel reperimento di manodopera per la raccolta e le varie operazioni colturali, che fa sì che alcune produzioni ortofrutticole rimangano in campo o sugli alberi, e i costi dei mezzi produttivi (gasolio, concimi e fitofarmaci) che sono lievitati in modo esponenziale come conseguenza degli ultimi accadimenti geopolitici. Il tutto permeato da una burocrazia sempre più inutile e asfissiante.
Come afferma il Presidente del settore ortofrutticolo di Fedagripesca Veneto Fausto Bertaiola “Le difficoltà che sta vivendo l’ortofrutticoltura Veneta si evidenziano con il netto calo delle superfici coltivate (in 10 anni la SAU orticola è diminuita del 21% e la SAU frutticola del 18%), ed i prezzi che da tempo non sono più adeguatamente remunerativi per molte delle produzioni tipiche della nostra regione”. Continua il Presidente “Per quanto riguarda poi il mercato ormai globale, l’ortofrutticoltura veneta si trova a doversi misurare con competitor provenienti da ogni parte del mondo che producono con costi estremamente inferiori ai nostri e, in un contesto commerciale in cui il prezzo è il solo termine di paragone, risulta quasi sempre perdente. Il settore ortofrutticolo veneto, nonostante siano ormai diffuse numerose best practice, ha ancora difficoltà a creare valore e soprattutto a farlo percepire alla distribuzione e al consumatore finale. Il percorso per la creazione di valore nel prodotto passa, oltre che dalla necessaria crescita del sistema aggregativo delle O.P., anche da quegli ambiti più adatti a generare valore, come le filiere con prodotti di elevata qualità”.
Esiste dunque la necessità di investire in strategie e progetti innovativi in grado di valorizzare adeguatamente le produzioni ortofrutticole regionali in modo da poter intercettare efficacemente i desiderata del consumatore moderno e di costruire con la distribuzione e con
l’industria agroalimentare filiere che possano remunerare adeguatamente il lavoro dei produttori veneti.
A tal proposito l’analisi della situazione del settore Ortofrutticolo Veneto è stata al centro del convegno organizzato il 7 marzo a Verona da Confcooperative Fedagripesca Veneto dal titolo “L’ortofrutta in Veneto: contesto e prospettive future”.
Sono intervenuti esperti del settore come Denis Pantini, Direttore Nomisma Agrifood Monitor e NOMISMA Wine Monitor con un intervento dal titolo “Competitività e performances dell’ortofrutta veneta nello scenario di mercato” in cui ha evidenziato come i problemi del comparto ortofrutticolo siano evidenti e globali (Clima, guerre commerciali, cambiamenti quotidiani, vincoli normativi, mutamenti nei gusti dei consumatori) e come il mercato italiano sia particolarmente stanco: mangiamo meno prodotti agroalimentari e abbiamo minor capacità di acquisto.
Quali strumenti abbiamo per affrontare tutto ciò? Di sicuro l’aggregazione dell’offerta sul modello cooperativo oggi non è più solo un’opzione ma quasi un obbligo per poter essere incisivi nelle richieste, per fare economie di mercato e avanzare nell’innovazione e poter rispondere alla crisi. Si passa poi alla gestione del rischio, la differenziazione produttiva, al ripensare gli accordi di filiera con la grande distribuzione. E all’innovazione genetica, tema approfondito durante il convegno da Marianna Fasoli, Professoressa Associata in Arboricoltura dell’Università di Verona con un intervento dal titolo “Le Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA): nuove opportunità per la frutticoltura”
“Per migliorare la competitività” ha sottolineato Silvio Dani - Presidente di Confcooperative Fedagripesca Veneto “sarebbe fondamentale incentivare la cooperazione tra aziende, favorire l’aggregazione delle filiere e promuovere politiche di sostegno mirate all’innovazione e alla internazionalizzazione. Solo garantendo un reddito adeguato, riusciremo ad attrarre i giovani in agricoltura, promuovendo così un sufficiente ricambio generazionale.
Tuttavia, per far sì che questo accada, dobbiamo intensificare sempre di più il nostro lavoro come FedagriPesca Confcooperative, affinché l’Unione Europea metta al centro, e renda sempre più strategica l’agricoltura a garanzia dell’approvvigionamento dei beni alimentari ad un costo accessibile per tutte le fasce sociali.”
Interviste video: https://youtu.be/hMHCJJ3Oaes