Durante la conferenza stampa odierna, promossa da ANFFAS, UNEBA e Confcooperative Federsolidarietà, principali organizzazioni che rappresentano il Terzo Settore in Veneto, è stata ribadita la difficile situazione che i servizi rivolti alle persone con disabilità e problematiche di salute mentale stanno affrontando (si tratta principalmente di comunità residenziali e centri diurni). Tra i promotori erano presenti anche le rappresentanze delle famiglie degli utenti che beneficiano di tali servizi. Questi interventi, fondamentali per circa 14.200 persone in Veneto, sono erogati da oltre 16.000 addetti attraverso servizi accreditati dalle Aziende ULSS, finanziati dalla Regione e dai Comuni.
Questo modello veneto, riconosciuto per l'elevata qualità dei servizi offerti, affida al settore pubblico la definizione dei requisiti e il monitoraggio costante della qualità, mantenendo l'erogazione delle prestazioni in capo al Terzo Settore.
Alla conferenza sono intervenuti Roberto Baldo (Presidente Confcooperative Federsolidarietà Veneto), Graziella Lazzari Peroni (Presidente Anffas Veneto) e Stefano Rizzo (Rappresentante di Uneba Veneto) e Tiziana Boggian (portavoce del Forum del Terzo Settore del Veneto) che hanno delineato uno scenario preoccupante per la tenuta di questi servizi.
Dal 2024, infatti, gli operatori del settore, in particolare educatori e operatori socio-sanitari, hanno giustamente visto un adeguamento delle loro retribuzioni, necessario per far fronte ai recenti aumenti dell'inflazione. Tuttavia, le retribuzioni rimangono comunque inferiori rispetto a quelle di figure professionali simili nel settore pubblico.
Oltre ai costi legati al personale, negli ultimi anni sono aumentate anche le spese per i pasti, la manutenzione degli immobili, l'energia, i trasporti e tutti gli altri servizi necessari alla gestione di queste strutture. Nonostante questi significativi rincari, la Regione non ha ancora concordato una revisione delle rette sufficientemente adeguata, dopo più di un anno dalle prime richieste delle Organizzazioni. Le tariffe proposte finora non riescono a coprire interamente né i nuovi costi del lavoro né quelli operativi, che hanno registrato aumenti tra il 18% e il 20%.
Questa situazione mette a rischio la sostenibilità economica dei servizi, compromettendo la continuità delle attività a beneficio degli utenti e la stabilità degli Enti gestori. Il mancato adeguamento potrebbe portare a un’erosione del sistema di welfare che, finora, ha garantito un supporto fondamentale alle persone più fragili della Regione Veneto.
Afferma Graziella Lazzari Peroni (Anffas): “C’è una preoccupazione enorme per quelle famiglie che invecchiano sempre più e che devono garantire ai propri figli con disabilità un’assistenza 365 giorni l’anno 24/24 h. Senza servizi non ci sono diritti per le persone con disabilità e per le loro famiglie.”
“Le professionalità che lavorano nei nostri servizi” sottolinea Stefano Rizzo (Uneba) “sono prevalentemente educatori e operatori socio sanitari. Sono figure molto richieste nel mondo del lavoro
e, nel comparto pubblico, ricevono riconoscimenti economici maggiori. Pertanto il rischio, senza le risorse economiche necessarie, è anche quello di perdere queste professionalità così necessarie per il mantenimento di questi servizi.”
Aggiunge Roberto Baldo (Confcooperative Federsolidarietà) “Solo sulla disabilità e salute mentale impieghiamo 16000 lavoratori e per il 75% sono diplomati di cui il 45% sono laureati. un sistema che non dà il giusto riconoscimento a queste professionalità mette a rischio una parte significativa del welfare di quel territorio.”
La conferenza, tenutasi presso la sede del Gruppo Polis in via Due Palazzi, ha voluto anche testimoniare la centralità e la concretezza di questi servizi quotidiani, il cui futuro appare oggi incerto.
Siamo fiduciosi che il prosieguo del confronto con la Regione possa rappresentare un momento decisivo per trovare un punto di equilibrio tra le risorse a disposizione della Regione Veneto e la sostenibilità dei servizi offerti. Confidiamo che, attraverso un dialogo costruttivo, si possa garantire continuità e qualità a queste fondamentali prestazioni, a beneficio delle persone più fragili e delle loro famiglie, preservando al contempo l’efficienza e la tenuta del sistema del Terzo Settore.