RIFORMA DEL TERZO SETTORE: A TREVISO VENGONO PRESENTATI I 7 OBIETTIVI PRINCIPALI

RIFORMA DEL TERZO SETTORE: A TREVISO VENGONO PRESENTATI I 7 OBIETTIVI PRINCIPALI

RIFORMA DEL TERZO SETTORE: A TREVISO VENGONO PRESENTATI  I 7 OBIETTIVI PRINCIPALI

Quasi 150 i cooperatori ieri mattina si sono incontrati a Villa Braida a Mogliano V.to (TV) per conoscere da vicino tutti i dettagli e le implicazioni che la Riforma del terzo Settore porterà alle loro cooperative e al proprio modo di lavorare.

Categorie: FEDERSOLIDARIETA

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"Un cambiamento epocale”, come l’ha definito l’Assessore al sociale della Regione Veneto Manuela Lanzarin, venuta a portare i suoi saluti in apertura del seminario “La riforma dell’Impresa Sociale e del terzo Settore. Quali scenari per la cooperazione sociale? Criticità e opportunità.”

organizzato da Confcooperative Belluno e Treviso. Una delle tappe di un progetto più ampio che vede il presidente di Confcooperative Federsolidarietà Nazionale Giuseppe Guerini incontrare i cooperatori sociali di tutta Italia per confrontarsi sui principali punti della Riforma in oggetto e mettere in evidenza le prospettive più interessanti. 

Una riforma, quella del Terzo Settore, che si sovrappone alla strada verso l’autonomia intrapresa dalla Regione Veneto, come sottolinea la Lanzarin “Questo è un momento stimolante per costruire politiche nuove e sostenibili. Il dialogo è aperto, porremo particolare attenzione per portare le riforme necessarie in Veneto perché la società e l’economia stanno cambiando ed è necessario adeguarsi. Ci sono 850 cooperative sociali in veneto (ndr. Federsolidarietà Veneto ne rappresenta 455) che sono un pilastro forte per il welfare con il quale vogliamo lavorare insieme” 

“Un risultato importante di questa riforma è che finalmente il Terzo Settore ha un riconoscimento giuridico” sottolinea il presidente di Federsolidarietà Veneto Roberto Baldo “Usciamo da un periodo di forte crisi e da una trasformazione a livello regionale molto importante. Il nostro sistema ha dimostrato che di fronte alla crisi riesce a sostenere le difficoltà e a mettere in moto le risorse. Nel contesto regionale ci sono stati forti cambiamenti: dalle rette standard, per la disabilità all’azienda zero, fino alle Politiche attive del lavoro. Dobbiamo approfittare di questo momento di cambiamenti per immaginare dove saremo tra 10 anni e scoprire l’ignoto che c’è oltre la linea dell’orizzonte per orientare le nostre scelte strategiche.”  

Si parla anche dello screditamento che le cooperative sociali hanno subito dopo i casi di mafia capitale, specialmente in tema di accoglienza dei rifugiati “Noi accogliendo i rifugiati facciamo un servizio, servizio che fanno anche altri enti - Srl, albergatori - ma noi siamo i più contestati. Noi spaventiamo perché non lo facciamo per scopi economici, ma perché vogliamo produrre cambiamento e questo fa paura. Stiamo attenti a non avere noi paura del cambiamento che produrrà questa riforma.”  

Il presidente nazionale Giuseppe Guerini entra nel vivo del tema Riforma aprendo con un’osservazione importante: “Non è una riforma che è solo frutto di una accelerazione degli ultimi anni, ma è maturata dagli anni ’90 a oggi, quando erano cresciute in maniera significativa alcune realtà del terzo settore. Abbiamo in Italia 12.000 cooperative attive, molte associazioni di volontariato, centinaia di migliaia di organizzazioni. Il 67% delle realtà censite dall’Istat nel 2011 sono organizzazioni non riconosciute, soprattutto nella cultura e nello sport. Molte realtà rilevanti dal punto di vista economico. C’era necessità di regolare questa grande quantità di esperienze e fare pulizia vedendo quali erano meritevoli di essere riconosciute. Per questo ha preso avvio la riforma.”   

L’aspetto su cui Guerini pone maggiore attenzione, e che sta alimentando maggiori curiosità all’interno del mondo cooperativo, è quello dell’introduzione dell’Impresa sociale, un nuovo istituto a metà tra l’azienda come l’abbiamo sempre conosciuta e un ente del non profit che ha in sé, quindi, una finalità sociale.

 “L’introduzione della nuova denominazione ci offre diverse opportunità” prosegue Guerini “Ci permette di allargare gli ambiti di attività: nei servizi sociali, socio sanitari e socio sanitari integrati, nei settori dell’istruzione, nei servizi al lavoro, (già lo facevamo ma c’è più linearità nel profilo normativo). Un altro aspetto è che ci permette di fare pulizia e chiarezza. Fare differenza tra cooperativa sociale e impresa sociale ci aiuta a rendere chiaro cos’è cooperativa e cosa non lo è. Inoltre la nascita dell’Impresa Sociale ci permette di ri-occupare quegli spazi che ora sono stati presi dagli enti che fanno sharing economy. “ 

Gli obiettivi della Riforma riassunti in 7 punti da Giuseppe Guerini: 

1. Offrire una definizione giuridica di cos’é un ente del terzo settore. 

2. Introdurre una visione dell’economia del “noi,” necessaria alla realizzazione di un’attività che può realizzarsi a prescindere dallo scambio monetario ma che ha un valore economico significativo, perché l’economia è qualcosa che va oltre lo scambio Economico.  

3. Legittimare la cultura del dono: dal volontariato alle donazioni economiche. 

4. La riforma introduce nella dimensione del terzo settore la cultura dell’investimento. Il welfare è un investimento non un costo. 

5. Si introduce la possibilità di incentivare forme di risparmio finalizzato: forme di raccolta del risparmio che siano finalizzate a una destinazione sociale (come ad esempio i Social Bond) 

6. Viene valorizzata la cultura della valutazione. È necessario aumentare la capacità degli enti del terzo settore di rendicontare, per dare valutazioni di efficacia e utilità del lavoro svolto. Fare delle buone valutazioni ha dei costi, ma permette di distinguere un servizio fatto bene e una mera esecuzione di prestazione. 

7. Grazie alla riforma si rivela necessario rivedere i rapporti tra pubblica amministrazione e terzo settore: co-progettazioni e partnership.

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