Scandalo "Fondo di rotazione": la risposta di Federsolidarietà

Scandalo "Fondo di rotazione": la risposta di Federsolidarietà

Scandalo "Fondo di rotazione": la risposta di Federsolidarietà

Federsolidarietà Veneto risponde con fermezza agli ultimi scandali sull'assegnazione del Fondo di rotazione: "Dobbiamo reagire, e lo possiamo fare sedendoci al tavolo con l’ente pubblico, progettando insieme il futuro del sociale nella nostra regione. Basta correre da soli. C’è bisogno di onestà!"

Categorie: FEDERSOLIDARIETA

Tags: fondo di rotazione

L'attenzione posta in questi giorni alla gestione della Regione Veneto dell'ormai famoso “Fondo di rotazione” - che porta alla luce gravi situazioni ed evidenzia preoccupanti commistioni tra il livello politico e alcune specifiche realtà del Terzo Settore - conferma una situazione generale che era stata  affrontata ancora nel lontano 2011, quando Confcooperative Federsolidarietà aveva posto all’attenzione dell’allora Assessore Remo Sernagiotto la necessità di modificare le procedure di assegnazione dei finanziamenti. 

La nostra posizione all’epoca dei fatti fu chiara: i criteri di assegnazione dei fondi erano quantomeno ingenui, per non dire sprovveduti. Il provvedimento andava sospeso e rivisto. Le storie di questi giorni, come andiamo ripetendo, non sono quindi una novità”.

È Roberto Baldo, Presidente di Confcooperative Federsolidarietà Veneto, a prendere una posizione molto chiara su quanto sta emergendo grazie alle inchieste dei giornali. Quelli che la Corte dei Conti e la Guardia di Finanza esaminano, sono il frutto di una impropria definizione e gestione del Fondo di Rotazione per le cooperative sociali. 

“Federsolidarietà rappresenta più di 450 cooperative sociali in Veneto, con 27 mila lavoratori e 80 mila soci. La gran parte delle nostre cooperative ha saputo costruire storie di solida imprenditorialità sociale, di sana, onesta e dignitosa fatica. Tra i progetti che sono stati finanziati dal Fondo di Rotazione, quelli che stanno portando risultati - e soprattutto la restituzione del capitale ricevuto - sono quelli delle cooperative più strutturate, che hanno alle spalle chi 10, chi 20, chi oltre 30 anni di lavoro. Come possiamo pensare che una cooperativa nata da appena 4 mesi sia in grado di restituire 3 milioni di euro? Con quale piano di rientro? Con quali garanzie?”. 

I toni si fanno duri in questa polemica, che coinvolge anche le cooperative sociali. “Sto avviando un’indagine interna per capire se alcune cooperative sociali aderenti a Federsolidarietà abbiano agito in modo fraudolento. Se così risultasse, proporrò all’Assemblea la loro espulsione. Non vogliamo assolutamente difendere chi ha sbagliato. Vogliamo però sottolineare anche un altro aspetto: le amministrazioni locali devono lavorare in rete con il territorio, devono ascoltare i problemi giorno per giorno, creando quei  tavoli di concertazione che da anni sollecitiamo inutilmente. Solo così si possono individuare le buone pratiche, quelle solide, quelle in grado di moltiplicare le risorse pubbliche con progetti di valore. E di conseguenza  scartare i progetti scadenti, fragili, inutili. Il punto è che dobbiamo smetterla di piegarci a logiche clientelari!”. 

Il riferimento non è solo a chi assegna i fondi, ma anche a chi li richiede. “Anche le cooperative sociali hanno le loro responsabilità: andare dal politico di turno a chiedere aiuto per risolvere i propri problemi è un errore! Dobbiamo lavorare per il bene comune, con logiche di sistema, ed essere anche disposti a farci da parte se ci sono progetti migliori dei nostri. L’obiettivo non è assegnare i fondi a questa o quella cooperativa, ma aiutare l’amministrazione a incanalare le risorse per rispondere ai bisogni dei cittadini nel modo migliore possibileIl nostro principale obiettivo è quello di salvaguardare la rete dei servizi sociali della nostra Regione, proteggendola  da una politica di tagli e di mancata programmazione. E di svilupparlo ulteriormente, con soluzioni innovative, a fronte del continuo aumento dei bisogni”. 

Una strategia  che Confcooperative Federsolidarietà Veneto propone da alcuni anni. Nel 2013, proprio per contrastare certe posizioni inadeguate alle politiche sociali, furono organizzate tre manifestazioni, a Vicenza, a Venezia e a Padova, durante le quali oltre 12.000 persone hanno pacificamente manifestato il proprio dissenso nei confronti di questo modo di amministrare. 

Da allora abbiamo registrato alcuni concreti passi in avanti, con una migliorata disponibilità al confronto sia tecnico che istituzionale, come accaduto sul recente provvedimento legato alle rette dei Centri diurni per persone con disabilità.

Ma la strada che resta da fare è davvero molto lunga, ed è quello che stiamo ripetendo in queste settimane quando incontriamo i candidati al governo della nostra Regione. Resta ad oggi il fatto di queste risorse assegnate male, e poi non controllate nel loro reale utilizzo: ne pagheremo tutti le conseguenze, per i prossimi 25 anni. Se non tornassero indietro, qualcuno ne dovrà rispondere, anche perché ostacolerebbero il futuro sviluppo del Terzo Settore in Veneto, e quei buoni progetti che non si potrebbero realizzare. Dobbiamo reagire, e lo possiamo fare sedendoci al tavolo con l’ente pubblico, progettando insieme il futuro del sociale nella nostra regione. Lo ripeto: basta correre da soli. C’è bisogno di onestà, controlli e solidità che solo in una logica di sistema si possono costruire”. 

 

 

 

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