"Nel nostro paese siamo abituati troppo spesso a scandali, che giustamente giornalisti e trasmissioni televisive coraggiose denunciano. Ma nel caso del Prosecco dove sono gli scandali, almeno quelli accertati?"
È questa la domanda che si pone Corrado Giacomini all'indomani della puntata di Report che ha scatenato la bufera sul mondo della produzione di Prosecco. Il Presidente del settore vitivinicolo di Confcooperative Fedagri Veneto, intervistato da Bernardo Iovene per la nota trasmissione di RaiTre, chiarisce alcuni punti in un editoriale uscito giovedì 17 novembre sulla rivista specializzata "Informatore Agrario":
"Credo che sarebbe ora che si sapesse che su 12 milioni di ettari di superficie utilizzata e su 1,6 milioni di aziende rilevate dall'ultimo censimento [...] la superficie bio si estende per 1,3 milioni di ettari, di cui poco più di 72.000 ettari investiti a vite, e viene coltivata in 52.000 aziende, con un'incidenza di circa il 2% sul valore del mercato alimentare totale. Credo che tutti dobbiamo auspicare un forte sviluppo delle coltivazioni biologiche, tuttavia non possiamo pensare che il fabbisogno alimentare del nostro Paese possa essere soddisfatto adottando questa tecnica, né si possono accusare gli imprenditori che non la applicano di voler avvelenare i consumatori, se rispettano i limiti fissati da Stato e UE nell'uso di prodotti fitosanitari e concimi chimici."
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Una risposta arriva anche dal Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG, - ente privato di interesse pubblico che raggruppa 3.000 famiglie di viticoltori, 5.000 addetti (viticoltori, vinificatori, imbottigliatori) - che con un comunicato sottolinea l’impegno per la tutela e la promozione del prodotto e la sostenibilità ambientale della produzione nel territorio.
"Il Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore DOCG dal 2011 si è dotato del Protocollo Viticolo" si legge nel comunicato "un documento che ha l’obiettivo di guidare, garantire e monitorare il processo di cambiamento nell’utilizzo dei prodotti fitosanitari verso una maggiore compatibilità e sostenibilità ambientale e sanitaria. Lo scopo è quello di minimizzare l’impatto e il rischio dell’uso dei prodotti fitosanitari nei confronti dell’uomo e dell’ambiente accrescendo le sensibilità dei viticoltori. [...] In particolare l’aggiornamento del 2016 contiene una serie di novità frutto di nuove collaborazioni scientifiche, che hanno portato all’ulteriore riduzione delle molecole chimiche da utilizzare in vigneto."
Il Consorzio parla anche della recente collaborazione con l'ARPAV, che "ha permesso di meglio qualificare i rischi connessi all’utilizzo dei fitofarmaci, evidenziati nel Protocollo Viticolo in una tabella creata appositamente, dalla quale i viticoltori possono ricavare le indicazioni necessarie per l’impiego dei prodotti fitosanitari."
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