«Ad avere la peggio sono state alcune ville antiche e parecchi edifici unifamiliari costruiti nell’immediato secondo dopoguerra abitati quasi tutti da operai, artigiani e anziani».
Claudio Pianegonda, presidente di Federabitazione Veneto, a pochi giorni dal tornado che ha devastato alcune zone dei Comuni di Dolo, Mira e Pianiga, oltre a manifestare la sua vicinanza alle popolazioni colpite, ricorda a nome dell’associazione che riunisce le principali realtà della cooperazione di abitazione del Veneto l’importanza della sicurezza e del rispetto dell’ambiente – anche sotto l’aspetto idrogeologico – nella prossima fase di ricostruzione dopo il disastro.
Auspica Pianegonda: «Ora che termina la fase di emergenza, i tre Comuni coinvolti, la Regione e lo Stato dovranno fare il loro dovere e non deludere i cittadini e gli imprenditori colpiti da tale calamità. Per gli edifici crollati o più gravemente danneggiati devono essere conciliate due cose: da una parte va sentita e rispettata la volontà dei proprietari degli immobili e dall’altra va perseguito un miglioramento della qualità architettonica ed urbana del territorio. Sono auspicabili incontri con i cittadini e con i titolari di attività produttive e commerciali per capire le loro intenzioni».
Il presidente di Federabitazione nota che non sempre la ricostruzione tout court è la soluzione migliore: «Per gli edifici privi di valore storico può essere che a qualche proprietario convenga ricevere l’indennizzo e magari acquistare una casa già costruita o andare in affitto, oppure mettersi assieme ad altri per costruirsi la propria casa in altre zone o a ridosso delle loro proprietà».
Con lo scenario di un clima che va via via tropicalizzandosi la sicurezza deve diventare una priorità: sono tante in Italia le case costruite nell’immediato dopoguerra che non reggerebbero l’impatto di eventi atmosferici anche di potenza inferiore a quello dell’8 luglio: «Importante è la sensibilità e la lungimiranza degli amministratori e dei tecnici locali».