Il caso Ca' della Robinia: "Fatti gravissimi"

Il caso Ca’ della Robinia: "Fatti gravissimi"

Il caso Ca’ della Robinia: "Fatti gravissimi"

Dopo le dichiarazioni di Bruna Milanese si apre lo scenario su una quadro torbido in cui anche chi dovrebbe garantire la finalità pubblica della cooperazione sociale, spinge verso un uso improprio della forma cooperativa con l'assegnazione di bandi e fondi.

Categorie: Primo Piano

Tags: federsolidarietàca' della robiniafinanziamenti pubblici

«Siamo sgomenti - dice Roberto Baldo, Presidente di Confcooperative Federsolidarietà Veneto - e sinceramente increduli di fronte alle ipotesi che si vanno delineando rispetto all’uso che è stato fatto dei fondi pubblici. Le dichiarazioni che Bruna Milanese (Presidente della Cooperativa Sociale Ca’ della Robinia, ndr) ha reso alla stampa ci mettono in allarme ed evidenziano potenziali fatti gravissimi e che ci indignano profondamente».

Il tema ormai è noto. Nel 2011 Bruna Milanese ha ottenuto un finanziamento a tasso zero di 3,4 milioni di euro dal Fondo di Rotazione regionale per le cooperative sociali, e già all’epoca, Confcooperative Federsolidarietà Veneto espresse le proprie perplessità in merito ad alcune modalità di gestione. La cooperativa sociale Ca’ della Robinia, che presentò garanzie solo dopo l’assegnazione del finanziamento, avrebbe dovuto realizzare una struttura dedicata a persone svantaggiate e con disabilità, ma ad oggi la stessa è sostanzialmente solo una birreria. E le dichiarazioni dell’imprenditrice di questi giorni fanno emergere un quadro torbido.

 «Confcooperative e l’Alleanza delle Cooperative Italiana – aggiunge Baldo - stanno lavorando da tempo per contrastare le false cooperative sociali, denunciando meccanismi che distorcono il mercato e penalizzano chi quotidianamente agisce nella legalità. Vogliamo prendere le distanze da chi utilizza impropriamente o in modo fraudolento lo strumento della cooperazione per accedere a bandi e finanziamenti, senza rispettarne le finalità e tradendone il valore e gli obiettivi. Purtroppo siamo veramente inermi in una situazione in cui la spinta all’uso improprio della forma cooperativa potrebbe giungere addirittura da chi assegna gli appalti, che dovrebbe invece farsi garante della finalità pubblica della cooperazione sociale, il cui scopo ultimo è il benessere generale della comunità attraverso il sostegno alle persone svantaggiate. Ed è questo tipo di cooperazione sociale che promuoviamo: quella sana, corretta, trasparente e che agisce per il bene comune».

In attesa che si chiariscano i contorni della vicenda, i cooperatori sociali veneti di Confcooperative Federsolidarietà chiedono alle istituzioni regionali di entrare rapidamente nel merito dei fatti per prendere gli eventuali provvedimenti.

Per un approfondimento rispetto il caso Ca' della Robinia consultare la notizia al link sottostante.

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